Mercoledì 29 maggio ore 18
Palazzo del Podestà, Piazza Cavour - Rimini
Incontro: Salute e migrazione al tempo della crisi: diritto universale, non negoziabile
ne parliamo con
- Leonardo Montecchi Etnopsichiatra Ass. Esodo
Rimini,
- attivisti Ambulanti centro di Orientamento sanitario Spazio
sociale Strike Roma,
- Chiara Bodini Centro studi e ricerche in salute
internazionele e interculturale Bologna
Promosso da Ass. Rumori sinistri e Progetto Melting Pot Europa
Il sole 24 ore ha
pubblicato nei mesi scorsi un'approfondimento che decrive un quadro
chiaro tanto quanto allarmante: “Mezza Italia non
garantisce il pediatra di base ai
minori stranieri privi del permesso di soggiorno. E' questo il dato
più allarmante che emerge da una prima mappatura realizzata dalla
Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm),
sull'applicazione a livello regionale delel normative sull'assistenza
sanitaria agli stranieri”. E ancora: “Il falso mito del
caro-immigrati. Le degenze imputabili a stranieri
irregolari pesano solo per lo 0,34% sulla spesa ospedaliera (a fronte
di un 94,57% attribuibile agli italiani e di un 4,09% agli stranieri
residenti). “
Il
20 dicembre 2012, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha
adottato un Accordo dal titolo: “Indicazioni per la corretta
applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla
popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome
italiane”.
Per
l'ASGI (associazione studi giuridici sull'immigrazione):
“l’Accordo intende porre rimedio alla disomogeneità
di risposte che al bisogno di cure degli stranieri è
stata fino ad oggi registrata sul territorio nazionale, complice
anche l’assenza di indicazioni operative in relazione a tutte le
diverse ipotesi che si presentano nella pratica applicazione. Chi
legga le 65 pagine dell’Accordo vi trova finalmente analizzate le
diverse fattispecie che si possono presentare nella concreta
esperienza: per ognuna l’Accordo prospetta una soluzione
chiara”.
Una
sorta di “testo unico”, dunque, che chiarisce le disposizioni già
esistenti e aiuta nell'applicazione di norme per cui il diritto
all'assistenza sanitaria dei migranti e dei comunitari è un
DIRITTO GARANTITO SECONDO UNA PROSPETTIVA UNIVERSALISTICA.
L'ASGI
poi sostiene che “ciò che più qualifica l’Accordo è
l’opzione di fondo per il riconoscimento della maggiore estensione
possibile al diritto all’accesso alle cure degli
stranieri e dei cittadini dell’Unione. Le diverse
soluzioni proposte dall’Accordo sono, infatti, tra quelle
possibili, le più favorevoli ad un riconoscimento pieno del diritto
alla salute”.
Anche
nel nostro territorio abbiamo registrato agli sportelli per i
cittadini migranti e attraverso varie testimonianze, esperienze che
denunciano gravi inadempienze da parte dell'AUSL di Rimini
nell'iscrizione sia dei minori stranieri, sia dei migranti o
comunitari non in regola con il soggiorno nel territorio. Oltre al
fatto che nei principali presidi sanitari, come ad esempio il pronto
soccorso, non viene rilasciato ne STP ne ENI, per cui spesso per
piccoli ricoveri o visite urgenti molte di queste persone si sono
viste recapitare fatture esose per il pagamento delle intere
prestazioni (spesso questo
accade per le donne che si sottopongono all'IVG).
Per
queste ragioni come ass. Rumori sinistri abbiamo pensato di convocare
questo incontro.
Un
incontro che a partire dai contributi dei relatori che interverranno,
vuole porre le basi per un lavoro territoriale che esprima la
necessità di difendere il diritto alla salute come diritto
universale e al contempo tracci una road map per future
iniziative pubbliche di presa di parola e di autorganizzazione,
perché in tempo di crisi non si cavalchi - oltre alla retorica degli
immigrati che ci rubano il lavoro - anche l'idea che siano
responsabili della spesa sanitaria.
Sono
i dati e i contributi pubblicati da giornali, non certo schierati
come il SOLE 24 ore, a dirci che le
politiche di austerità colpiscono i soggetti più vulnerabili e
che la spending review
sanitaria “taglia fuori
lo straniero”. Così
come appare del tutto evidente, oltre che poco lungimirante, tagliare
la spesa sociosanitaria, sia dal punto di vista dell'equità sia
dell'interesse alla salute pubblica. Per queste ragioni uno Stato di
diritto, dovrebbe essere meno servo delle politiche di austerità e
dei diktat della finanza mondiale e garantire
un'assistenza sociosanitaria degna
a tutte le persone presenti sul territorio nazionale, a prescindere -
come dice il SOLE 24 ore - “dal
timbro della questura”
e, aggiungiamo noi, dalla cittadinanza.
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