COMUNICATO STAMPA
Oggi, 14 febbraio, presso
il Tribunale di Forlì, si tiene la prima udienza preliminare in
seguito al ricorso presentato dall’ imputato, un albergatore che un
anno fa è stato condannato attarverso un
decreto penale di condanna per violenza privata continuata, ai
danni di quattro lavoratrici stagionali rumene occupate presso il suo
albergo. QUI I FATTI E LA VICENDA.
La vicenda è avvenuta
nell’estate 2011 presso una struttura alberghiera di Gatteo
Mare. Due lavoratrici su quattro sono state reclutate attraverso reti
internazionali ed agenzie di intermediazione romene.
Le quattro lavoratrici
hanno richiesto informazioni agli attivisti di “Rumori Sinistri”,
e più precisamente allo Sportello informativo per lavoratori e
lavoratrici stagionali.
Dal momento che molto
spesso il Lavoro Gravemente Sfruttato è supportato da dispositivi
paraschiavistici che vengono utilizzati per produrre profitto
illegale, le lavoratrici (su sollecitazione degli attivisti di Rumori
sinistri) hanno deciso di seguire un percorso di emersione,
attraverso l’invio di una richiesta ispettiva agli organi preposti.
Il tentativo tuttavia non
ha conseguito gli obiettivi desiderati, dal momento che l’albergatore
è stato informato delle intenzioni delle lavoratrici da alcune
colleghe.
Conseguentemente, tre
delle quattro cameriere ai piani che si sonno rivolte allo sportello
informativo, hanno fatto ricorso alle cure del locale Pronto
Soccorso, in seguito alla violenza verbale e alle minacce agite dal
datore di lavoro venuto a conoscenza della denuncia presentata agli
organi ispettivi.
Nei referti del PS si
leggeva: “crisi di panico, stress psicofisico” con
prognosi dai 7 ai 3 giorni. Durante la permanenza al PS alle
tre lavoratrici sono stati somministrati alcuni ansiolitici.
Gli operatori
dell’associazione hanno allora depositato un esposto al comando di
Polizia di Stato, che è stato archiviato dagli agenti preposti,
facendo cadere nel vuoto la speranza che lo Stato fosse promotore
della legalità presso un luogo di lavoro.
Solo attraverso il
prezioso contributo dell’avvocato Raffaele Pacifico del Foro di
Forlì, è stato possibile curare al meglio e presentare l’esposto
trasformarlo in una querela per il reato di “riduzione in
schiavitù”. Infatti il 17
maggio 2012 l'avvocato,
in possesso di specifiche procure notarili inviategli dalle quattro
lavoratrici dalla Romania, depositava
presso il comando dei carabinieri di Cesena un fascicolo di cinquanta
pagine, nel quale si esponevano i fatti avvenuti.
Neanche un anno dopo la denuncia, il
GIP ha disposto un decreto di condanna ai danni dell'albergatore
(marzo 2013).
Il decreto di condanna a carico
dell'albergatore, benché contenga quasi tutti gli elementi indicati
in denuncia, era stato qualificato dalla Procura come artt.610 comma
1 C.P. e 81 comma secondo C.P.
La
Procura ha inteso riqualificare il fatto da "riduzione
in schiavitù" e
"mobbing"
in una ipotesi sempre procedibile d'ufficio ma senz'altro meno grave
di quella iniziale: violenza
privata aggravata.
L'udienza di oggi è
quindi lo step successivo al ricorso che l'albergatore ha presentato
attraverso i suoi legali per impugnare il decreto penale di condanna.
Le lavoratrici sono state
cacciate dal datore di lavoro, reo di insolvenza parziale del
salario come testimoniato dai conteggi elaborati da ADL Cobas e che
verranno presentati durante il dibattimento.
“Il presente
procedimento penale rappresenta quindi – ha affermato Sandra
Polini di Rumori sinistri e delegata sindacale ADL Cobas - un
ulteriore occasione per esviscerare al meglio la vicenda dal momento
che oggi, tramite l'avvocato Raffele Pacifico, le lavoratrici si
costituiranno parte civile”. “Il primo risultato di un
percorso dove si pone al centro - continua Polini - non solo
l'emersione del Lavoro Gravemente Sfruttato ma anche
l’autorganizzazione delle lavoratrici”, capaci di agire
conflittualità contro una piccola impresa, ma paradigmatica
dell’essenza del capitalismo.
Ass. Rumori sinistri
Rimini – ADL Cobas Emilia Romagna
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