Report presidio in solidarietà con le vittime della strage di Lampedusa e con i migranti e i rifugiati del territorio
Anche da Rimini in tanti
hanno risposto all'appello di Melting Pot per dar voce e visibilità
non solo al dolore per l'ennesima strage alla frontiera della
Fortezza Europa ma anche alla rabbia di chi da sempre nei territori
denuncia la responsabilità politica delle istituzione italiane ed
europee per queste stragi che hanno trasformato il mare mediterraneo
in un luogo di morte, di violenza, di diritti violati.
Tanti anche i rifugiati
presenti che in delegazione insieme agli attivisti di Rumori sinistri
e Autside Social Football sono stati ricevuti dal Prefetto per
consegnare l'appello di Melting Pot e rinnovare l'invito ad aprire
immediatamente un canale umanitario che renda praticabile il diritto
d'asilo europeo oltre alla necessità di modificare - radicalmente -
il sistema europeo di gestione dell'immigrazione che è alla base di
queste vere e proprie stragi.
Tanti gli interventi, sia
davanti alla prefettura che durante il corteo spontaneo che ha
attraversato il centro storico fino al Municipio, interventi che
hanno ribadito come l'esternalizzazione delle frontiere e le
politiche attuate fino ad ora chiamino in causa le responsabilità
plurime e trasversali di chi, in questo ventennio di politiche
dell'odio contro i migranti, ha utilizzato strumentalmente la
spettacolarizzazione della frontiera a sud, come luogo fisico e
simbolico su cui produrre l'immaginario di assedio e fomentare
razzismi e protezionismi funzionali alle politiche di austerità e
alle misure repressive e di controllo che quotidianamente vengono
agiti nei territori contro rifugiati, vittime di tratta, migranti.
“In gioco c'è il
futuro di tutti e tutte noi”, hanno ribadito alcuni attivisti di
Rumori sinistri, “perché questi sono i nostri morti, questo è il
nostro lutto, e a chi piange falsamente e retoricamente i morti di
Lampedusa, ecco a
tutti loro vogliamo ricordare che sono 20mila le
persone morte nel Mare Mediterraneo e migliaia i migranti segregati
nei Cie formali e informali, braccati dalla forze dell'ordine,
esclusi dal pieno esercizio dei loro diritti che sono costantemente
violati”.
Oggi più che mai è
necessario fare l'Europa partendo da qui, perché le vittime
innocenti di queste politiche scellerate e delle scelte degli
scafisti seduti nei loro scranni, non siano morte invano.
E dipende da ciascuno di noi non delegare o limitarsi alla testimonianza
ma essere parte attiva di un cambiamento radicale oltre che sempre più
necessario.
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