Una seconda sentenza di condanna per
minacce, ingiurie e percosse contro albergatori e risarcimento danni
ad una lavoratrice stagionale. I fatti risalgono all'estate 2010 e agli scioperi contro il tour operator Costa Romagna Hotels
Oggi si è svolto e
concluso il procedimento penale davanti al Giudice di Pace di Cesena
contro Massimo Cavalli e Damiano Nettuno, imputati per minacce,
ingiuria e percosse nei confronti di ex dipendenti dell'Hotel K2
di Cesenatico e dell'hotel Mosè di Rimini, che nel giugno
2010 avevano organizzato - insieme a Rumori Sinistri – alcuni
presidi fuori da questi hotel per rivendicare i loro diritti.
Il procedimento vedeva la
partecipazione di una sola parte civile costituita, la Sig. Stacchini
Emanuela difesa dall'Avv. Paola Urbinati del Foro di Rimini, mentre
gli altri lavoratori erano presenti semplicemente come parti offese.
All'udienza il giudice ha raccolto la testimonianza della Signora
Stacchini, che ha revocato in maniera vivida i fatti accaduti, ed ha
poi sentito come testimone il Maresciallo dei Carabinieri
Santolamazza che era intervenuto nel corso del presidio. Dopo questi
due testimoni, per quanto ce ne fossero altri presenti e disponibili
ad essere sentiti, il giudice ha ritenuto di poter già decidere la
causa.
Il pubblico ministero ha
chiesto per Cavalli la condanna al pagamento di € 500 e, per
Nettuno, al pagamento di € 900 a titolo di multa. I difensori
degli imputati hanno chiesto l'assoluzione, mentre l'Avv. Paola
Urbinati, con le proprie conclusioni, ha chiesto il risarcimento dei
danni che la sua cliente aveva subito a seguito delle minacce e delle
ingiurie.
Con la sentenza il
giudice ha condannato entrambi gli imputati, il Sig. Cavalli al
pagamento di € 500, ed il Sig. Nettuno al pagamento di € 700 come
multa -del resto i procedimento davanti al giudice di pace raramente
comportano pene detentive. Uno degli aspetti positivi della condanna
è che il giudice, con la sentenza di oggi, ha anche riconosciuto
il diritto al risarcimento danni per la parte civile - la Signora
Stacchini, ed ha condannato il Sig. Cavalli a pagarle € 300, e €
700 per il Sig. Nettuno, oltre al pagamento delle spese legali.
Si tratta di una sentenza
importante, perché conclude una vicenda che si era aperta
nell'estate del 2010 e, soprattutto, perché riconosce i
danni che sono stati subiti dai lavoratori e dalle lavoratrici
che all'epoca protestavano dal basso e in forma autorganizzata
davanti alle strutture alberghiere di Costa Romagna Hotel sia per le
condizioni degradanti del contesto di lavoro sia per la situazione di
insolvenza dei salari che non sono mai stati pagati per il lavoro
svolto presso le strutture, strutture presenti in tutta la riviera
romagnola.
È quindi anche un
risultato del conflitto prodotto in quell'estate, scioperi
selvaggi delle cucine e dei servizi in camera, presidi spontanei
fuori dagli alberghi ed una grande soddisfazione umana per la
parte civile, Emanuela Stacchini, una delle lavoratrici che,
assistita da Rumori sinistri e dall'avv. Urbinati, non ha rinunciato
a far valere i propri diritti non solo nelle strade ma anche in
sede penale, mentre gli altri lavoratori, scoraggiati dai costi,
dalla durata, e dalle difficoltà di un processo nonché rassegnati
per la mancanza di una strategia con il sindacato che lì seguì
all'epoca, non hanno partecipato al procedimento.
Il coraggio di Emanuela e
la sua azione, che è anche la nostra e di tutti quei lavoratori e
lavoratrici che in questi anni si sono ribellati ai ricatti dei
capitalisti nostrani, nonché alle nuove forme e declinazioni dello
sfruttamento (quali violenze fisiche e psicologiche), ha trovato un
riscontro positivo nella sentenza di oggi.
Sentenza che, insieme
alla rinnovata progettualità della rete territoriale contro lo
sfruttamento nel turismo che ha promosso la due giorni dello scorso
week end dedicata a Florentina Ciobanu e alle continue azioni di
supporto per l'autorganizzazione dei lavoratori e lavoratrici
stagionali, potrebbe dare coraggio anche ad altri. Lavoratori e
lavoratrici stagionali che si trovano nelle stesse condizioni di
Emanuela, e che spesso rinunciano a far valere i propri diritti per
timore che conflitto e emersione non servano a nulla e non producono
nulla. La sentenza di oggi ci dice il contrario.
Reddito, Diritti,
Dignità per tutti e tutte!
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