Memoria del presente
La tragica morte di
Florentina Ciobanu riporta la nostra memoria alla prematura
dipartita, di Eva Ana Bocean, lavoratrice stagionale rumena morta in
un albergo del territorio presso il quale era stata assunta
nell’estate del 2009.
Il
caso fu chiuso come suicidio. Eva aveva iniziato la sua attività
lavorativa il 4 agosto 2009, non sappiamo se attraverso un contratto
regolare, ma sicuramente lei aveva firmato un contratto all'agenzia
Riccardeal, che si occupa di reclutare manodopera dietro il pagamento
di 600 euro per il lavoratore e 100 euro per l'albergatore.
Questo
significa che Eva era stata chiamata all'ultimo momento utile per far
fronte a un’emergenza lavorativa subentrata presso l’azienda. Il
19 agosto fu trovata agonizzante, da un passante, distesa a terra e
morì poco dopo all'ospedale.
Le
furono trovate diverse emorragie e ferite ai polsi e alle caviglie.
L’albergatore, le sue colleghe, e Riccardo Muzzioli, titolare
dell'agenzia rumena rilasciarono le loro testimonianze agli
investigatori. Il datore di lavoro e le colleghe riportano la
medesima versione: “Eva vedeva i fantasmi e parlava del
diavolo”, conseguentemente fu descritta come una persona
psichicamente disturbata. Diversa invece la versione del signor
Muzzioli dell'agenzia Riccardel, il quale dichiarò sui un giornale
locale che la lavoratrice rumena Eva non avesse mai mostrato segnali
di squilibri, dal momento che le lavoratrici che si rivolgono alla
sua agenzia passano attraverso una selezione accurata e minuziosa.
Muzzioli
si avvale anche della collaborazione di uno psicologo nel suo team.
Riteniamo
importante sottolineare alcune cose: a) nel caso di Eva si è data
rilevanza alle testimonianze di chi a nostro avviso, potenzialmente e
teoricamente, poteva in qualche modo aver contribuito a favorire le
condizioni di forte disagio e sofferenza psicologica che sono state
descritte. b) Eva sarebbe tornata ben presto in Romania, e avrebbe
perso quel posto di lavoro, così importante per chi è povero e non
ha nulla, non avendo superato il periodo di prova. Con quali soldi
rientrava in patria? Con un debito, poiché aveva investito la
bellezza di 600 euro pagati all'agenzia d’intermediazione. Eva
lasciò un marito e un figlio.
Tragedia
a Rivabella (periferia dell'impero turistico)
Settembre
2013, presso la cucina dell’hotel “Scilla” è stato trovato il
cadavere di Florentina, cameriera ai piani rumena, con un coltello
conficcato nel cuore poche ore prima della sua partenza.
La
lavoratrice era occupata presso una pensione nella periferia della
Rimini turistica, a Rivabella, non sappiamo se anche lei fosse
vittima della tratta, ma con ogni probabilità vittima come Eva del
Lavoro Gravemente Sfruttato, in un situazione dove il lavoro diviene
un'istituzione totale e totalizzante, perché luogo di lavoro e luogo
di vita coincidono e, i datori di lavoro controllano tutto il tempo
di vita, e non solo quello lavorativo.
Gli
albergatori esercitano il pieno controllo sulla quotidianità di
queste donne dal momento che normalmente in un albergo le lavoratrici
lavorano più di dodici ore giornaliere, in assenza del giorno di
riposo, non possono accedere al diritto alla malattia, e in molti
casi hanno un orario stabilito dal datore di lavoro anche per il
rientro notturno. Questa è la condizione cui sono sottoposte le
lavoratrici stagionali che alloggiano nella struttura dove lavorano,
ovvero una sistematica violazione dei diritti umani e sociali a
partire da quello alla salute (condizioni debilitanti del lavoro),
accompagnato da sottonutrizione e da degradanti condizioni
socio-sanitarie degli alloggi. Questi aspetti mettono in rilievo la
contraddizione stridente tra la realtà di un turismo ricco e
l'indigenza di queste lavoratrici che producono la ricchezza.
Anche
in questo caso sono molteplici dubbi e le questioni che la vicenda di
Florentina solleva.
Ci
preme segnalare innanzitutto come, nella prima narrazione main
stream sulla vicenda subito dopo la scoperta del cadavere, ci sia
soffermati su aggettivi alquanto strani. Dapprima Florentina viene
descritta come “donna avvenente e formosa” per poi
presentare l'immagine di una “donna depressa, psicotica con
turbe del comportamento”. E' come se fosse in atto un processo
alla vittima della tragedia: prima in merito alla condizione di
genere, come donna e ai comportamenti conseguenti, poi allo stato
mentale di una persona deceduta e che soprattutto incapace di
difendersi o narrare quali condizioni sociali hanno qualificato le
ultime settimane della sua vita.
Gli
investigatori sostengono l’ipotesi del suicidio in relazione al
risultato dell’autopsia, per cui le indagini sembrano avviarsi alla
rapida conclusione.
Alla
prima indegna narrazione della donna come formosa e avvenente si
introduce quindi un nuovo piano, quello di una donna depressa per la
morte del giovane figlio avvenuta un anno prima nel luglio del 2012,
quando Florentina era già in Italia per lavorare prima come badante
a Brescia e poi come cameriera ai piani a Rimini.
Una
donna, Florentina, che stante alle dichiarazioni del marito e dei
famigliari rilasciate ad alcuni quotidiani locali e rumeni, aveva
reagito con forza a questo tremendo lutto, incoraggiando i famigliari
a fare altrettanto. Le migranti che lasciano la propria famiglia e il
proprio paese per intraprendere una sfida lavorativa in un paese
straniere mostrano in prima istanza una grande forza di volontà e
determinazione. Ovviamente sono deboli per la loro condizioni
economiche e poiché i lavoratori sono soggetti deboli e ricattati
nelle aziende del distretto turistico romagnolo.
Poi le
due telefonate effettuate da Florentina giovedì scorso prima della
sua morte. Telefonate nelle quali Florentina parlava della paura
della polizia e faceva riferimento ad un furto. Florentina aveva
paura? È successo qualcosa in qui giorni che può aver creato le
condizioni della sua morte? Come mai il giorno precedente al
ritrovamento del cadavere Florentina, che aveva chiamato il marito,
non aveva fatto cenno ad alcuna di queste questioni e soprattutto
sembrava tranquilla e serena pronta per il rientro? Può una persona
che si è organizzata per il rientro a casa, dopo aver comprato
regali, preparato le valigie, dopo aver acquistato il biglietto per
il viaggio di ritorno impazzire all'improvviso proprio a pochi minuti
dalla partenza? Se i proprietari hanno visto che stava così male
perché non hanno fatto nulla per aiutarla? Perché non l'hanno
accompagnata da un medico, non hanno allertato i servizi sociali?
Contesto
sociale in cui si inserisce questa tragedia
Altra
questione, sappiamo che Florentina non era ancora stata pagata per il
lavoro prestato durante la stagione estiva, ma le cronache, non si
sono soffermate su questi aspetti e non si sono poste questi quesiti:
la lavoratrice era stata assunta con un contratto regolare? era stata
pagata in questi mesi? aveva ritirato le buste paga? si era recata
presso un sindacato per chiedere l'indennità di disoccupazione?.
Qualcuno si è posto queste domande? Il suo rapporto con il lavoro,
con la comunità riminese e con le autorità del territorio sono
elementi insignificanti per comprendere la tragica morte della donna
rumena?
Dietro
a questa ennesima tragedia e al cinismo della cronaca noi
intravediamo alcuni elementi che crediamo vadano approfonditi non
perché vogliamo sostituirci agli inquirenti ma soprattutto perché
Florentina non rimanga un'ombra così come è stato nel caso di Eva.
Suicidio
nelle aziende turistiche riminesi. Di istituzioni totali si muore?
Da un
punto di vista giuridico entrambi i casi, quello di Florentina e
quello di Eva, sono stati derubricati a suicidio.
Ciò
significa che anche dal punto di
vista epidemiologico, dal 2009 al 2013,
sono due le lavoratrici stagionali di nazionalità rumena che si
sono tolte la vita nel loro luogo di lavoro e di vita: l'albergo.
Come
nella Cina delle grandi
fabbriche della Foxconn,
il suicidio diventa un modo per far emergere il disagio, quello di
chi subisce meccanismi totalizzanti nel luogo di lavoro. A ciò
si aggiunge la totale assenza di dati rispetto alle tante donne
lavoratrici rumene che si recano al Pronto Soccorso o alla guardia
medica per malesseri generali quali: svenimenti, emicranie, dolori
articolari, nausea, vomito, insonnia. Spesso a queste donne sono
rilasciati referti per “stress psicofisico” e come terapia
oltre ai comuni antidolorifici sono prescritti ansiolitici e
antidepressivi come lo Xanas.
Su
questi temi, le ricerche sono scarsissime e il mondo medico non vi ha
dedicato le energie necessarie.
Da un
punto di vista giuridico, se vi è qualcuno che induce, con i suoi
comportamenti e la sua condotta, può essere indagato per il reato di
“induzione al suicidio” (art. 580 del Codice Penale).
Vogliamo allora capire se gli inquirenti si siano soffermati su
questi aspetti, abbiano ricostruito con accuratezza gli ultimi mesi
di vita di Florentina, morta con un coltello conficcato nel cuore,
dietro a tanti dubbi, nella pensione dove lavorava.
Non è
possibile accettare questi drammi rimanendo in silenzio. Non è
possibile non soffermarsi sul fatto che nell'arco di quattro anni
nel nostro territorio due lavoratrici rumene siano morte nel loro
luogo di lavoro.
Da più
di cinque anni raccogliamo e raccontiamo le loro storie di vita, i
drammi famigliari e la povertà del contesto di provenienza, che sono
l'elemento intorno al quale si costruisce maggiormente il ricatto
delle agenzie d’intermediazione (tratta) e degli albergatori
(Lavoro Gravemente Sfruttato). I rapporti di classe negli alberghi
riminesi sono imbarazzanti.
È la
povertà che spinge ad accettare queste condizioni indegne e
paragonabili alle grandi fabbriche cinesi.
E'
sulla pelle di queste lavoratrici che lavorano in assenza di diritti,
molto spesso vittime di tratta, che si sostiene l'economia turistica.
Le
istituzioni locali nulla hanno fatto e stanno facendo in termini di
servizi, welfare e supporto a queste lavoratrici che sono in transito
nel territorio, non votano, non hanno cittadinanza alcuna.
Secondo
noi le città non sono costituite solo di strade, supermarket e
macchine; bensì vi sono cittadini, istituzioni, sindacati, giornali
e associazioni, che si devono interrogare sulle cause che generano
tali tragedie umane. La morte delle lavoratrice all’interno
della propria azienda ci turba e ci angoscia, che esse siano
iscrivibile a femminicidio o suicidio. Vogliamo aprire un
dibattito per comprendere la natura di questi eventi, considerando
che sia una pratica doverosa in una città culturalmente evoluta. Lo
faremo insieme ad altre realtà il prossimo week end, 5 e 6 ottobre
con una serie di iniziative.
Per
questo lanciamo, da subito, una colletta sociale per contribuire alle
spese del rimpatrio della salma e aiutare la famiglia di Florentina,
che si trova già in enormi difficoltà. Per questo abbiamo offerto
assistenza legale gratuita - attraverso l'avv. Raffaele Pacifico - al
marito di Florentina, che ieri ha firmato la delega presso il
municipio di Comasca (la città di Florentina) alla presenza di
Sandra Polini, una delle nostre attiviste e delegata sindacale.
Per il
resto, sarà nostra premura sviluppare percorsi e progettualità con
le realtà territoriali che vorranno perché da queste tragedie possa
prodursi qualcosa di buono per queste donne e lavoratrici che
producono ricchezza mettendo in gioco la loro vita e la loro salute.
Eva e
Florentina, non vi dimentichiamo!
ADL
Cobas Emilia Romagna – Ass. Rumori sinistri Rimini
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