Il resoconto delle ispezioni da parte della Direzione provinciale del lavoro nei primi sei mesi dell’anno fa riflettere. Si salvano in pochi
Irregolarità in 201 imprese su 371 controllate. Maxi sanzioni per 134 attività
di Simone Mascia
RIMINI. Dilagano le irregolarità tra alberghi, ristoranti e stabilimenti balneari. Sono 201 le imprese alle quali sono stati contestati numerosi illeciti: oltre la metà delle 371 controllate. Con una lunga serie di sanzioni per il lavoro in nero che si espande a macchia d’olio e introiti recuperati dallo Stato in pochi mesi per quasi 1 milione di euro.
Dilaga il nero. I numeri allarmanti sono frutto dei serrati controlli da parte degli ispettori della Direzione provinciale del lavoro nei primi sei mesi dell’anno. Dati ufficiali che accendono i riflettori su un mondo sommerso, dove un’attività su due, in riviera e dintorni, non è in regola. Basta dare un’occhiata alle cifre per capire infatti che le anomalie sono di casa e gli ammanchi da recuperare per le casse dello Stato ammontano a cifre da capogiro. Come nel settore dei “dipendenti fantasma”, dove i 21 ispettori hanno comminato 134 maxi sanzioni per la presenza massiccia di lavoratori in nero: in pratica una media di una pesante multa per ogni uscita dedicata agli accertamenti.
Lavoratori in “grigio”. Una sorta di spedizione a “colpo sicuro” non certo edificante per l’immagine del territorio, ma che ha permesso, compresa la prima parte dell’estate, di fare emergere il sottobosco delle violazioni, soprattutto sulla posizione irregolare dei dipendenti. In termini numerici, sono più di 1 su 3 i lavoratori (330 su 880 controllati) sui quali sono state riscontrate delle irregolarità, 278 dei quali nel settore del terziario, 34 nell’edilizia e 18 nell’industria. A cui si deve aggiungere il manipolo di dipendenti “in grigio”: 53 in tutto quelli per i quali sono state trovate delle anomalie tra numero di ore indicate nei contratti di assunzione e numero effettivo di ore lavorate. Con buona pace per eventuali straordinari e contributi non versati.
Tesoro recuperato. E i frutti, a livello di soldi recuperati, sono piuttosto eloquenti: 849.882 euro d’introiti complessivi ottenuti in seguito alle sanzioni pagate, alle diffide e alle prescrizioni obbligatorie. Un ritmo di circa 400mila euro ogni trimestre, che a fine anno, sulla carta, potrebbe arrivare a superare la soglia di 1 milione e 600mila euro ridati nelle mani dell’Erario.
Addestrati a mentire. Risultati eccellenti conseguiti comunque non senza difficoltà, vista anche la crescente predisposizione a mentire da parte degli stessi dipendenti che gli ispettori hanno controllato durante gli accertamenti. Salvare lo stipendio, soprattutto in tempi di crisi, resta infatti la priorità a prescindere dai contratti regolari o meno.
Obiettivo dal ministero. Eppure, nonostante i “depistaggi”, le menzogne e le reazioni spesso violente dei titolari delle attività, il ritmo frenetico con cui il Dipartimento provinciale del lavoro passa al setaccio il territorio conferma che il Riminese resta un “terreno fertile”. Tanto che dal ministero dell’Economia le direttive per il 2011 parlano di un obiettivo di 1204 ispezioni da raggiungere entro il prossimo 31 dicembre. Circa una cinquantina in più delle 1.156 effettuate lo scorso anno.
Le note dolenti. Un giro di vite in crescendo dettato anche da una nota dolente passata sotto silenzio: crollano gli importi delle sanzioni da comminare. Chi infatti presenta almeno il 20 per cento di lavoratori in nero è soggetto alla sospensione della licenza, che si evita pagando la multa. Quanto? Fino al 2008 in proporzione alle irregolarità riscontrate: in media superava i 5mila euro ma in breve è calata a un fisso da 2.500 euro, sceso ora a 1.500. Stesse riduzioni hanno riguardato le sanzioni per la presenza di ogni lavoratore irregolare: un tempo 3mila euro per ogni caso emerso, più 150 per ogni giorno lavorato in nero; ora si arriva a 1.500 più 37.
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