La lavoratrice mette al corrente l'operatrice dello sportello del fatto che si trova assunta c/o una struttura alberghiera di Villamarina da circa tre mesi in assenza di contratto firmato e di buste paga maturate, stipendio mensile percepito intorno ai 900 euro.
Diversi sono i lavoratori che quest'anno si sono presentati allo sportello lamentando il suddetto problema, perciò in accordo con le operatrici del Centro dell'impiego si è stabilito di verificare la loro messa in regola e il loro profilo lavorativo degli anni precedenti attraverso una ricerca telematica.
A metà luglio la lavoratrice si reca al Centro dell'impiego e dopo la verifica scopre di essere stata assunta dopo dall'inizio dell'attività con un contratto a chiamata di un ora settimanale, quando in realtà lavora 12 ore al giorno sette giorni su sette; si capisce che con quel tipo di contratto non è possibile produrre i requisiti necessari per inoltrare domanda di indennità di disoccupazione.
Verso il 20/7/10 la lavoratrice si ammala ma nonostante ciò è costretta a lavorare e non solo, le viene negata dal suo datore di lavoro la richiesta di essere accompagnata da un medico.
La sua condizione di salute peggiora e quel punto la lavoratrice chiede l'intervento dell'operatrice che l'accompagna al Pronto Soccorso. Mentre la lavoratrice è all'interno dell'ambulatorio, l'operatrice si accorge che nel frattempo è arrivato il datore di lavoro (il datore di lavoro conosce di vista l'operatrice dal momento che lo sportello si trova nelle vicinanze del suo albergo).
Alla lavoratrice viene diagnostica una gastropatia causata da stress guaribile con terapia farmacologica e riposo di 5 giorni. Lasciato l'ambulatorio dopo aver ritirato il certificato di malattia Inps le due donne si dirigono verso l'uscita dall'Ospedale ma dalla parte opposta perché ad attenderle c'era sempre il datore di lavoro molto spazientito.
Come mai il datore di lavoro si trovava al Pronto Soccorso? Non certo perché preoccupato della salute della sua dipendente, dal momento che le aveva negato , nei giorni precedenti, l'assistenza, ma piuttosto terrorizzato dal fatto che il certificato di malattia spedito all'Inps rivelasse una situazione di lavoro non regolare, visto che il contratto a chiamata di un ora settimanale non da copertura previdenziale.
A questo punto l'operatrice chiede l'intervento di una sua amica (che nulla a che fare con l'Associazione) perché riaccompagni la lavoratrice all'albergo cercando così di evitare l'incontro con il suo datore di lavoro. L'operatrice si reca da sola alla sua vettura trovando ad aspettarla il datore di lavoro, che minaccioso le chiede notizie della sua dipendente.
L'operatrice non risponde, sale in macchina e si avvia verso casa, ma poco dopo si accorge di essere inseguita dal datore di lavoro, e quel punto trovandosi in prossimità del Comando dei Carabinieri di Cesenatico, decide di fermarsi e raccontare l'accaduto.
Al ritorno in albergo la lavoratrice viene sottoposta ad interrogatorio:
chi ti ha accompagnato in Ospedale? Chi ti ha riaccompagnato in albergo ? Perché sei andata all'ospedale? Perché ti sei rivolta a servizi informativi per i diritti dei lavoratori stagionali? Per tutto il tempo relativo al periodo di riposo per malattia la lavoratrice viene sottoposta a questo tipo di interrogatorio.
Il giorno seguente l'operatrice si reca personalmente all'Inps di Cesena per consegnare il verbale contenente una richiesta ispettiva alla ditta che sta sottoponendo la lavoratrice a questo trattamento.
Qualche giorno dopo le ispettrici Inps, si recano presso l'albergo ed interrogano la lavoratrice, terminata l'operazione l'operatrice viene informata telefonicamente dalla lavoratrice che il datore di lavoro la sta sbattendo fuori. La donna infatti lavora e vive nella struttura alberghiera.
L'operatrice interviene sul posto e si trova la medesima in mezzo alla strada con la sue valige e visibilmente spaventata e frastornata, l'operatrice a questo punto fa intervenire i Carabinieri, che accorsi sul posto ascoltano in un primo momento la versione fornita dalla lavoratrice, e poi quella del suo datore di lavoro che la smentisce, e parla di dimissioni volontarie verbali, e che in presenza dei Carabinieri sarebbe disposto ad accoglierla di nuovo alle sue dipendenze.
La lavoratrice afferma di non essere un pacco postale che si scarica e si riprende a seconda delle opportunità e perciò lascia l'albergo e per qualche giorno sarà ospitata presso persone fidate fino a nuova occupazione.
Ma le cose non finiscono qui, dopo due giorni d'accaduto la lavoratrice riceve una telefonata dal marito che si trova in Romania informandola che qualcuno è arrivato a casa sua mandato dal datore di lavoro per dirgli di “convincere” sua moglie a ritirare la dichiarazione/testimonianza che è stata verbalizzata dalle ispettrici Inps.
Nei giorni seguenti è' stato depositato un esposto presso il Comando dei Carabinieri di Cesenatico con i fatti riportati, ed è stato verbalmente informato anche il comandante della Guardia di Finanza di quanto accaduto.
Questo è un singolo episodio, che mette in luce quello che le istituzioni continuano a definire “fenomeno”. Un fenomeno quello dello schiavismo in riviera che è oramai strutturale e interno anche a quelle strutture alberghiere romagnole doc e a gestione famigliare.... Non è di certo una posizione protezionista di stampo leghista che difende la tradizione dell'accoglienza romagnola a risolvere il dramma di una realtà economica che vive sullo sfruttamento, ne le campagne, giuste e sacrosante, verso singole realtà drammaticamente compromesse con la criminalità organizzata a risolverlo.
I volontari e le volontarie dell'ass. Rumori Sinistri
Lab. Paz Project @Rimini
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