Il distretto turistico
romagnolo produce nocività e malattia. Che fare?
Dopo
il ritrovamento del cadavere di Florentina Ciobanu in un hotel di
Rimini (era il 19 settembre 2013), morta per cause ancora non
conosciute, salvo la versione ufficiale che parla di suicidio e che
lascia molti dubbi su ciò che realmente è accaduto nella Pensione
Scilla dove Florentina lavorava e viveva e in attesa che l'avvocato
Raffaele Pacifico - nominato dai famigliari su sollecitazione di
Rumori Sinistri ed ADL Cobas Rimini - pronta è stato la risposta di
chi ha visto intorno alla vicenda di Florentina, un epilogo triste e
drammatico degli effetti del sistema capitalistico territoriale.
Ha
ridosso della stagione 2014 e in occasione dell'incontro di lunedì 3
marzo promosso dall'AIA dal titolo “Operazione incoming: 10
opportunità per ottenere il meglio dalla stagione turistica 2014”,
abbiamo deciso di pubblicare il report della due giorni “Diritti
violati nel turismo: Ora Basta!” che si è tenuta a Rimini il
12 e 13 ottobre 2013 proprio per ricordare Florentina.
Pubblichiamo
pertanto il report consapevoli da un lato dell'attualità del
dibattito sviluppato in quella due giorni soprattutto intorno al nodo
salute e nocività nei luoghi di lavoro e dall'altro della necessità
di mantenere viva una critica radicale alle associazioni padronali
del turismo.
Report della due
giorni “Diritti violati nel turismo: Ora Basta!”
La due giorni dedicata
alle due giovani donne e lavoratrici rumene, Eva e Florentina,
morte in due aziende turistiche riminesi, è stata l'occasione per
affiancare all'azione militante di Rumori Sinistri e di ADL Cobas sul
settore, un lavoro di rete/coalizione di scopo fra tanti e
diversi.
PRESO
ATTO CHE, nelle due assemblee che hanno animato la due giorni,
gli interventi hanno ribadito:
- come le politiche
proibizioniste che hanno prodotto e producono le stragi dei
migranti alle frontiere esternalizzata e spettacolarizzata della
Fortezza Europa e le condizioni di grave sfruttamento
lavorativo della manodopera non autoctona nelle nostre aziende siano
la faccia della stessa medaglia;
- come il Lavoro
Gravemente Sfruttato nel turismo sia endemico e strutturale e
interno alla governance turistica e all'industria ad essa collegata;
- come il problema non
sia quello delle poche mele marce
o delle sole infiltrazioni malavitose e che non è
possibile fare una distinzione fra economia “sana” ed economia
“sporca/sotterranea” che si contrappongono perché lo
sfruttamento lavorativo e un
processo intrinseco alla natura congenitamente corrotta del
capitale anche nel turismo;
- come dai referti
medici raccolti da Rumori
sinistri, in questi anni di supporto alle lavoratrici e ai
lavoratori stagionali e dalle loro narrazioni sulle condizioni
degradanti dei luoghi di lavoro, emerga chiaramente come la
nocività del sistema turistico sia un minimo comune
denominatore fra questi;
- come emerga chiaramente
una questione di genere dato che la femminilizzazione del lavoro
stagionale (la maggior parte degli occupati nel settore sono
donne non autoctone) è un processo in corso da anni;
l'assemblea plenaria
conclusiva della due giorni, grazie ai vari contributi emersi nelle
varie discussioni, ha deciso di investire impegno e progettualità
intorno al nodo “Salute e Diritti nel luogo di
lavoro”.
Salute
e Diritti nel luogo di lavoro: Che fare?
La malattia come
condizione patologica, di cui si è parlato sulla stampa locale sia
nel caso di Eva e di Florentina per giustificare la tesi del
suicidio, non è un processo morboso individuale ma
indotto dalle condizioni di vita nella sua interezza quelle
sociali, quelle lavorative, quelle di genere.
I racconti delle
lavoratrici intervenute alla due giorni ci hanno mostrato come i
rapporti di classe negli hotel siano imbarazzanti e come
questa subalternità fra padrone e stagionale produca malattia.
Dobbiamo pertanto agire sulla necessità di favorire un contropotere
dei lavoratori stagionali allo strapotere degli imprenditori
turistici puntando a due obiettivi:
1) favorire fra i
lavoratori e le lavoratrici stagionali una coscienza di classe
(abbiamo tutti uno stesso destino) a partire dalla sistematica
violazione dei diritti umani e sociali (in primis la salute) nel
distretto turistico romagnolo;
2) produrre conflitto
autorganizzato in un contesto del mercato del lavoro
destrutturato e connotato da una stridente contraddizione: quella
della ricchezza degli imprenditori turistici (e con
dichiarazioni dei redditi ridicole) e in generale di questo settore
economico (più di 14 mila presenze, più di 3 mila arrivi, 1
milione di euro per la promozione turistica) e la condizione di
estrema povertà ed indigenza dei lavoratori e delle lavoratrici
stagionali che producono tale ricchezza.
Nella provincia di
Giurgiu da dove proveniva
Florentina, solo il 15% della popolazione residente ha
un'occupazione stabile, le case non hanno ne acqua, ne luce, ne
servizi igienici.
Il tema della salute
nei luoghi di lavoro e quello della medicina del lavoro
sono tematiche emerse grazie e dalle lotte operaie degli anni '70,
lotte che hanno attraversato non solo le fabbriche ma anche il mondo
della ricerca e dell'Università e prodotto un nuovo sapere ed una
nuova conoscenza sulla materia. I servizi di medicina del lavoro, il
tema della sicurezza nei luoghi di lavoro sono frutto delle conquiste
dal basso delle lotte degli operai che avevano capito come la
nocività dei luoghi di lavoro produceva malattia, e non volevano più
morire di tumore o altre patologie mortali derivanti dal loro lavoro.
Per queste ragioni è
importante sollevare il nesso fra povertà, condizioni degradanti del
lavoro e malattia come espressione di una costrizione ad un
dispositivo totalizzante: quello del Lavoro Gravemente Sfruttato.
Dai referti raccolti in
questi anni sugli accessi al PS di diverse lavoratrici stagionali
dopo essere state maltrattate dai loro padroni emerge chiaramente un
elemento: quello della nocività del lavoro stagionale.
“Attacchi di panico, crisi respiratorie, amenorrea, vomito e
nausea prolungati, insonnia” -
come ci ha detto Sandra Polini - sono la manifestazione
patologica delle condizioni degradanti in cui vivono per 3-4 mesi
all'anno queste lavoratrici. Ma nel momento in cui attraverso la
medicina narrativa queste storie individuali assumono una dimensione
collettiva e divengono dati epidemiologici rilevanti, favoriamo una
presa di coscienza, quella di classe.
Aspetti problematici e
punti di forza delle lotte contro il Lavoro Gravemente Sfruttato nel
Turismo
Nella
discussione sono emersi anche gli aspetti problematici:
Il primo la
frammentazione dei
lavoratori e delle lavoratrici stagionali sparsi in
2.400 aziende turistiche, una fabbrica diffusa e gigantesca.
Pochissimi sono gli alberghi con più di dieci dipendenti.
Il secondo, sono
lavoratori e lavoratrici per lo più in transito nel territorio
per pochi mesi, pochissimi sono quelli residenti.
Per questo dall'assemblea
è stata ribadita l'importanza dei singoli casi emersi in questi anni
e anche la scorsa estate, perché pur trattandosi di singoli
lavoratori, la loro azione/ribellione ha comunque permesso di
produrre conflitto attraverso presidi, vertenze e azioni legali,
rompendo i rapporti di classe dentro gli alberghi e spingendo le
istituzioni ad intervenire e ad essere presenti insieme ad ADL Cobas
nelle trattative contro gli sfruttatori turistici.
Questa è la direzione
giusta che va attuata, allargata ed implementata.
Quando una lavoratrice -
dopo essere stata buttata fuori in piena notte dal proprietario
dell'albergo e con il sostegno dei carabinieri solo per aver chiesto
giustamente il suo stipendio - è ritornata dopo un mese presso
quella struttura accompagnata da ADL Cobas e dal vice sindaco di
Riccione per ritirare assegno e busta paga, quella lavoratrice ha
vinto perché non era sola.
Bisogna lavorare perché
queste azioni passano divenire azioni collettive, rafforzare
la presa di coscienza sulle condizione comune e non abbandonare i
lavoratori che vivono la rassegnazione proprio a causa dell'assenza
di conflitto, assistenza/supporto legale e sociale nelle aziende
turistiche.
Se questi sono gli
aspetti problematici si è riflettuto anche su quali azioni
mettere in campo e sulla necessità di tracciare una road map
delle progettualità che sappiano imporre una nuova agenda
politica, quella dei diritti dei lavoratori stagionali.
Per questo l'assemblea
conclusiva della due giorni si è soffermata sul nesso fra i referti
medici delle lavoratrici raccolti in questi anni, il contesto di
lavoro descritto dalle stesse e la nocività del lavoro nel distretto
turistico.
Come possiamo ricostruire
anche formalmente questo nesso? Attraverso due azioni principali:
- costruire un'equipe di attivisti, esperti in materia (medici e psicologi del lavoro, psichiatri, operatori sociali) che si occupino di fare ricerca attraverso la medici narrativa (corpo e relazioni), ricostruendo le storie di vita di queste lavoratrici per arrivare alla pubblicazione di un libro bianco. Favorire azioni di ricerca dentro l'università supportando gli studenti di Scienze della formazione, Infermieristica, Economia del Turismo (Facoltà presenti nel territorio) nella stesura delle tesi sul tema e coinvolgendo le facoltà in questo lavoro.
- l'auto-inchiesta sulle condizioni dei luoghi di vita e lavoro fra un piccolo gruppo di lavoratrici stagionali, per poi essere generalizzato come metodo. La narrazione permette di ricostruire un filo nelle storie di vita e di sfruttamento, permette di soffermarsi sugli aspetti più dolorosi (gli abusi, i palpeggiamenti, i ricatti, la violenza fisica e psichica) che sono comuni anche alle altre lavoratrici anche a partire dalla condizione di genere.
Il nostro compito
Sappiamo che la strada da
percorrere è ancora molta, ci troviamo da un lato davanti ad un
sistema capitalistico territoriale, quello del distretto turistico,
omogeneo, forte e coeso ( si pensi ad esempio a come hanno imposto lo
stato d'eccezione e l'emergenza sicuritaria sul tema della vendita
ambulante senza licenza), dall'altro fra i lavoratori stagionali una
presa di coscienza collettiva ancora non si è data.
La rassegnazione dei
lavoratori stagionali è data da più fattori, dicevamo la
frammentazione territoriale della fabbrica turistica diffusa,
l'essere in transito nel territorio ma anche l'assenza di un
conflitto e supporto reale da parte delle organizzazione sindacali
confederali che si limitano a vertenze che portano a pochissimi ed
effettivi risultati e a difendere lo status quo in attesa di un
cambiamento che mai avverrà finché non si agirà sui rapporti di
forza in campo oltre ad una cultura lavorista che chiede più lavoro
senza interrogarsi minimamente su quali siano le condizioni di quel
lavoro. Questo è allora il nostro compito. Per questo già da oggi
siamo impegnati a dar seguito a questo percorso.
Salute e diritti nel
distretto turistico riminese contro povertà, malattia e Lavoro
Gravemente Sfruttato!
Ass.Rumori sinistri -
ADL Cobas Rimini
Nessun commento:
Posta un commento