RIMINI La piaga del lavoro nero non allenta la presa in provincia.
Anche se bisognerà attendere ancora qualche giorno per avere dei dati
più precisi e completi, perlomeno in relazione al secondo trimestre
dell’anno, dalle oltre 50 segnalazioni raccolte quest’estate
dall’associazione Rumori Sinistri. Sono principalmente provenienti dal
settore turistico, alberghiero in particolare, e sembrano trovare
conferma infatti le linee di tendenza già registrate negli ultimi tre
anni e nel primo trimestre di quello in corso. Vale a dire la sempre
maggior diffusione del lavoro intermittente specie appunto nell’ambito
dei servizi, che spesso nasconde una parte anche consistente di ore non
regolarizzate, e la presenza in misura ancora notevole di lavoratori
senza alcun tipo di contratto. “Se la maggior parte delle persone che ci
hanno esposto il proprio caso (la stragrande maggioranza è formata da
cameriere e tuttofare impiegate negli alberghi, italiane e soprattutto
dell’Est Europa) possedeva infatti un contratto a chiamata, pur in
presenza di una giornata lavorativa mediamente di 12-15 ore – spiega
Manila Ricci dell’associazione Rumori Sinistri - diversi sono stati
anche coloro che hanno rivelato di lavorare completamente in nero. Segno
di un fenomeno che è purtroppo duro a morire, nonostante i maggiori
controlli effettuati negli ultimi mesi dagli organi competenti, comunque
insufficienti vista la moltitudine di aziende da ispezionare”. Ma a
rendere quest’anno lo scenario generale ancora più inquietante ci si è
messa una novità che – dice ancora la Ricci – “davvero non ci
aspettavamo e che ci fa ripiombare di colpo in un passato che speravamo
di esserci lasciati ormai da tempo alle spalle. Mi riferisco al ritorno
del lavoro a cottimo, vale a dire lavoratrici, in alcuni casi
completamente in nero, pagate negli alberghi per il numero di camere
pulite nell’arco di tempo messo a disposizione anziché per quello di ore
effettuate”. Non è poi mancato anche quest’anno qualche caso di persone
che hanno ricevuto solo lo stipendio del primo mese di lavoro, aprile:
si tratta prevalentemente di cameriere e donne delle pulizie rumene che –
altra novità di quest’anno - hanno firmato il contratto, anziché come
avviene di norma con la società che gestisce l’albergo, con un’agenzia
di intermediazione del proprio paese (si tratta di quelle strutture che
forniscono ormai da diversi anni personale a molti hotel della riviera,
ndr). Nei primi tre mesi dell’anno su 174 ispezioni effettuate dalla
Direzione territoriale del lavoro in tutta la provincia, le irregolarità
riscontrate avevano riguardato ben il 66% dei casi. In un 47,22% si
trattava di lavoro nero (80 i lavoratori trovati senza contratto solo
nelle strutture dell’hotel Mosè). Sono 13 in totale le richieste di
sospensione di attività imprenditoriale notificate dall'ispettorato del
lavoro, provvedimento che scatta in automatico quando oltre il venti per
cento dei lavoratori è in nero. Di queste 10 solo a Rimini: 7 pubblici
esercizi, 2 aziende edilizie e una di servizi. Ma in tutti gli 8
cantieri controllati sono state individuate comunque delle irregolarità,
sia per assunzioni che per le norme di sicurezza. Quadro altrettanto
preoccupante era emerso dai dati dello scorso anno: su 1.268 controlli
le irregolarità avevano riguardato il 56,55% dei casi, percentuale che
sale al 60,65% nel capoluogo.
Nessun commento:
Posta un commento