lunedì 13 agosto 2012

Romagna - Tre euro l'ora e nessun diritto, 'una galera scelta per lavorare' | da ADN Kronos

Rimini, 13 ago. (Labitalia) - "Tre euro l'ora per un lavoro che può raggiungere anche le 12 ore al giorno. Una vera e propria galera, scelta da chi non ha nessun'altra possibilità di trovare un posto di lavoro". Questa la testimonianza di un rappresentante del comitato 'Schiavi in riviera' raccolta da Labitalia, a Rimini, la capitale del divertimento e, appunto, "dello sfruttamento di giovani e meno giovani pronti a tutto pur di guadagnare qualche euro e andare avanti per qualche mese".
"Sono le stesse persone - rivela - che con un sorriso accolgono l'ospite in albergo, servono ai tavoli, vigilano sulle torrette in spiaggia, portano lettini e sdraio sulla sabbia bollente della spiaggia della riviera".
"Certo - ammette - il fenomeno dei giovani sottopagati è sempre esistito, tuttavia negli ultimi 4-5 anni è davvero degenerato". E l'identikit dello "'schiavo in riviera' è davvero impressionante: turni massacranti, mancanza di un giorno libero, paga oraria inferiore ai 5 euro".
"In pratica - continua - tutto ciò che è vietato dalla legge in materia di lavoro qui in riviera diventa legale. Storie di ordinario sfruttamento capillarmente raccolte dal nostro blog 'Schiavi in rieviera'. Non ci resta che denunciare e pubblicizzare in tutti i modi possibili le storie che quotidianamente raccogliamo".
"Con l'associazione 'Rumori Sinistri' - racconta - abbiamo collaborato con il consigliere riminese Fabio Pazzaglia di Sel-Fare Comune nella presentazione di un'interpellanza contro lo schiavismo nel turismo. L'obiettivo è quello di arrivare a settembre a un consiglio comunale tematico in cui trovino spazio le voci dei lavoratori, quelle che denunciano condizioni di mancato rispetto dei contratti nazionali di categoria e un uso sin troppo disinvolto di strumenti previsti dalla legge, come i contratti a chiamata".
"Il contratto a chiamata - continua il rappresentante di 'Schiavi in riviera' - costituisce infatti un vero e proprio alibi. Un abuso conosciuto anche come contratto di lavoro intermittente. Avvalendosi di questo strumento, infatti, i versamenti contributivi sono quasi inesistenti, non si ha diritto a indennità di disoccupazione e si può essere licenziati facilmente. In attesa che qualcosa si muova - ammette - non possiamo fare altro che continuare a raccogliere le denunce degli stagionali, italiani e stranieri, sfruttati".

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