venerdì 14 settembre 2012

Schiavi nelle aziende agricole un fenomeno anche riminese | da La Voce di Romagna del 14 settembre 2012

di Lorenzo Muccioli

A schiena curva nei campi e sotto il sole rovente anche per più di mezza giornata. Il tutto per due euro, due euro cinquanta all'ora. Succede nelle piantagioni del Sud Italia - dove lo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari costretti a sfacchinare in condizioni disumane per stipendi da fame è un fenomeno ampiamente documentato. Ma, da un po' di tempo a questa parte, succede anche nei campi dell'entroterra riminese. Quello che non ti aspetteresti mai, in un territorio apparentemente così lontano dalle sfere di influenza delle grandi organizzazioni criminali. Eppure anche in Romagna ci sono aziende che non esitano a ricorrere alla manodopera a basso costo rappresentata dalle decine di stranieri senza permesso di soggiorno che sbarcano in Italia con la speranza di un lavoro dignitosamente retribuito. Ma che invece, nella stragrande maggioranza dei casi, si ritrovano equiparati ad autentici servi della gleba. A rivelarlo è l'associazione Rumori sinistri, da sempre in prima linea sul fronte della denuncia delle situazioni di lavoro sommerso nella zona di Rimini. "Negli ultimi anni - spiegano alcuni portavoce dell'associazione - si sono moltiplicate le segnalazioni di lavoratori extracomunitari impiegati nelle aziende agricole della nostra provincia in condizioni di illegalità
totale. Gli imprenditori agricoli attingono soprattutto dalla comunità senegalese, ma anche da quella marocchina: gli immigrati sanno a chi rivolgersi grazie al tam tam". Nulla lascia pensare che dietro questa forma di sfruttamento possa esserci la mano di qualche forte organizzazione criminale: si tratta per lo più di compiacenza e opportunismo da parte degli imprenditori. "Esiste una legislazione molto severa che va a colpire questi fenomeni - continuano quelli di Rumori Sinistri -. Tuttavia il suo raggio di azione non è molto ampio. Essa, infatti, mira a ostacolare quei grandi gruppi criminali che fanno della tratta della mandopera un business, ma di fatto lascia impuniti molti singoli casi." Ma il lavoro nero, nella provincia di Rimini, ha anche un altro volto. "E' quello dell'agenzie per il reclutamento dei lavoratori nei paesi dell'Est Europa" - proseguono dall'associazione -. "Esistono infatti particolari compagnie che si occupano di ingaggiare lavoratori in paesi economicamente arretrati, come la Romania, mettendoli a disposizione di quelle attività, ad esempio alberghi o ristoranti, che necessitano di forza lavoro a basso costo. I contratti vengono però sottoscritti sulla base della legislazione rumena: legislazione che differisce enormemente da quella italiana. Da quando siamo in attività, siamo entrati in contatto con oltre 900 lavoratori, per la maggior parte donne, coinvolte in questo sistema, e anche con alcuni intermediari delle agenzie. I lavoratori così ingaggiati arrivano a guadagnare appena mille euro al mese, e in alcuni casi anche meno. Inoltre l'agenzia che li ha assunti trattiene in automatico una quota dalla loro busta paga. Noi ci adoperiamo da sempre per portare questa piaga all'attenzione delle autorità: ma le armi a disposizione della legge italiana sono spuntata, e non esiste una grande sinergia tra le autorità, gli organi di controllo e le organizzazioni, come la nostra, che si interessano
a queste problematiche". L.M.  
*nella foto il volantinaggio fatto presso il Centro per l'impiego di Rimini il 3 settembre.

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