Rimini, 13 ago. (Labitalia) - "Tre euro l'ora per un lavoro che può
raggiungere anche le 12 ore al giorno. Una vera e propria galera, scelta
da chi non ha nessun'altra possibilità di trovare un posto di lavoro".
Questa la testimonianza di un rappresentante del comitato 'Schiavi in riviera'
raccolta da Labitalia, a Rimini, la capitale del divertimento e,
appunto, "dello sfruttamento di giovani e meno giovani pronti a tutto
pur di guadagnare qualche euro e andare avanti per qualche mese".
"Sono le stesse persone - rivela - che con un sorriso accolgono
l'ospite in albergo, servono ai tavoli, vigilano sulle torrette in
spiaggia, portano lettini e sdraio sulla sabbia bollente della spiaggia
della riviera".
"Certo - ammette - il fenomeno dei giovani sottopagati è sempre esistito, tuttavia negli ultimi 4-5 anni è davvero degenerato".
E l'identikit dello "'schiavo in riviera' è davvero impressionante:
turni massacranti, mancanza di un giorno libero, paga oraria inferiore
ai 5 euro".
"In pratica - continua - tutto ciò che è vietato dalla legge in
materia di lavoro qui in riviera diventa legale. Storie di ordinario
sfruttamento capillarmente raccolte dal nostro blog 'Schiavi in
rieviera'. Non ci resta che denunciare e pubblicizzare in tutti i modi
possibili le storie che quotidianamente raccogliamo".
"Con l'associazione 'Rumori Sinistri'
- racconta - abbiamo collaborato con il consigliere riminese Fabio
Pazzaglia di Sel-Fare Comune nella presentazione di un'interpellanza
contro lo schiavismo nel turismo. L'obiettivo è quello di arrivare a
settembre a un consiglio comunale tematico in cui trovino spazio le voci
dei lavoratori, quelle che denunciano condizioni di mancato rispetto
dei contratti nazionali di categoria e un uso sin troppo disinvolto di
strumenti previsti dalla legge, come i contratti a chiamata".
"Il contratto a chiamata - continua il rappresentante di 'Schiavi in
riviera' - costituisce infatti un vero e proprio alibi. Un abuso
conosciuto anche come contratto di lavoro intermittente. Avvalendosi di
questo strumento, infatti, i
versamenti contributivi sono quasi inesistenti, non si ha diritto a
indennità di disoccupazione e si può essere licenziati facilmente.
In attesa che qualcosa si muova - ammette - non possiamo fare altro che
continuare a raccogliere le denunce degli stagionali, italiani e
stranieri, sfruttati".
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