DOMENICA
8 FEBBRAIO ORE 17.30 – Incontro Pubblico: ROJAVA CALLING
- Presentazione della campagna ROJAVA CALLING e REPORT DELLE STAFFETTE SUL CONFINE TURCO-SIRIANO con gli attivisti e le attiviste di YaBasta! Bologna di ritorno da Suruç
- APPROFONDIMENTO SU KOBANÊ con Ivan Grozny, giornalista freelance e uno tra i pochissimi internazionali civili a essere entrati a Kobane durante l’assedio
Cos’è Rojava Calling?
La
Siria da più di due anni è lacerata da una guerra civile senza tregua, il paese
è distrutto, migliaia sono i morti e milioni gli sfollati. In questi anni siamo
rimasti senza parole di fronte a questo conflitto. Incapaci di darne alcuna
interpretazione.
Quest’estate
abbiamo assistito all’avanzata dell’ISIS raccontato dai media mainstream come
un mostro invincibile. L’inazione complice delle grandi potenze stava lasciando
massacrare le popolazioni iraquene.
Sono
stati gli uomini e le donne del YPG e del YPJ a salvare le popolazioni yazide,
fermando l’avanzata dell’ISIS e sempre queste brigate di autodifesa curde da
mesi stanno difendono la città di Kobane. Kobane fa parte del Rojava, regione
che si è proclamata autonoma sulla base di un nuovo contratto sociale, la Carta
del Rojava:
“Noi, popoli delle Regioni Autonome, ci
uniamo attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e
partecipazione democratica, per garantire a tutti di esercitare la propria
libertà di espressione. Costruendo una società libera dall’autoritarismo, dal
militarismo, dal centralismo e dall’intervento delle autorità religiose nella
vita pubblica, la Carta riconosce l’integrità territoriale della Siria con
l’auspicio di mantenere la pace al suo interno e a livello internazionale.”
La
stesura della carta del Rojava rappresenta oggi un modello alternativo di
sviluppo sostenibile delle società mediorientali e non solo. Costruito attorno
ai quattro pilastri del confederalismo democratico, della centralità del ruolo
della donna, dell’autodifesa e della redistribuzione della ricchezza il Rojava
è un luogo non bene identificato e senza confini che ha fermato non solo
l’avanzata militare dell’ISIS, ma anche ciò che rappresenta, smascherando il
sistema di potere globale che ne ha garantito la legittimità.
Come
associazioni, collettivi, centri sociali e singoli abbiamo sentito la necessità
di recarci a pochi km da Kobane, in territorio turco e a pochi metri dal
confine, per rendere visibile la nostra solidarietà con il popolo curdo che non
si è mai arreso e continua a lottare per la propria autonomia.
La
nostra staffetta di solidarietà è tutt’ora presente in quei territori. Tornati
ci siamo resi conto che ci sono tante cose che possiamo fare.
Così
tra i tanti che sono stati a Suruc, chi vorrebbe andarci e chi non ci andrà mai
ci siamo incontrati per comprendere come portare avanti un lavoro comune di
aiuto e sostegno.
Per
questo vorremo costruire una campagna nazionale intorno ai seguenti punti:
- Sostegno umanitario: attraverso una
raccolta fondi e materiali di prima necessità, in particolare per i profughi
che, in fuga dall’ISIS, sono giunti in Turchia.
- Continuare la costruzione di staffette:
per permettere la conoscenza reciproca e portare un sostegno concreto ai
profughi (tramite staffette di personale medico, formativo, per lo sport…).
- Continuare il monitoraggio informativo:
per avere informazione dirette sul conflitto in corso, per raccontare i
contenuti e le pratiche di autogoverno del Rojava, per monitorare le azioni
della Turchia al confine.
- NO alla “zona cuscinetto” voluta da
Erdogan. SI all’apertura di un canale umanitario
al confine turco/siriano che permetta l’aiuto umanitario ai profughi siriani in
fuga dalla guerra e il sostegno nei campi autogestiti di Suruc.
- Costruzione di azioni concrete affinché
l’Europa si faccia carico dell’accoglienza
degli oltre 3 milioni di profughi siriani. Contro il business
dell’accoglienza, contro le condizioni inumane dei richiedenti asilo e dei
migranti nel nostro paese per il riconoscimento della libertà di movimento.
- Eliminazione del PKK dalle liste del
terrorismo internazionale: Il 26 novembre il Senato italiano ha approvato
all’unanimità una mozione in favore della cancellazione del PKK dalle liste di
terrorismo internazionale. Vogliamo che questo impegno si trasformi in azioni
concrete da parte del Governo e che anche l’Unione Europea vada nelle stessa
direzione.
- Richiesta di liberazione di Öcalan e di
tutt* i\le prigionier* curdi: I negoziati di pace segreti tra PKK e Turchia
devono diventare pubblici e ufficiali. Deve iniziare un monitoraggio
internazionale sullo stato dei prigionieri politici curdi nelle carceri turche.
È
da questi punti che vogliamo anche a RIMINI praticare questa campagna capace di
tenere insieme la voce di chi vuole sostenere questa battaglia attraverso
azioni di solidarietà e cooperazione dal basso. Una scommessa capace di aprire
una relazione vera fra noi e il popolo curdo. Perché Kobane deve essere difesa
da tutt@, perché il Rojava non è un’idea, ma la costruzione concreta di un
altro mondo.
CASA MADIBA NETWORK – LAB. PAZ PROJECT
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