Parto
da un primo dato: 10 regioni in Italia non garantiscono il
pediatra ai figli di irregolari. Questo è l'assunto piu allarmante
che emerge dalla Simm (Società Italiana di Medicina delle
Migrazioni).
Vorrei
ricordare come, il 20 dicembre 2012, la conferenza permanente per i
rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano
ha adottato all'unanimità un Accordo dal titolo: "Indicazioni
per la corretta applicazione della normativa per l'assistenza
sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e delle
Provincie autonome italiane". Una sorta di "testo
unico/linea guida" che non intende rinnovare l'ordinamento ma
chiarire le disposizioni già esistenti.
Questo
perchè come sempre in Italia non si vogliono, o meglio non si
rispettano, gli obblighi internazionali.
Come
sempre c'è da rimanere increduli e indignati dal meccanismo presente
nel nostro Paese: come infatti ci spiegava la ricercatrice Chiara
Bodini nell'incontro, una volta che l'Accordo è stato firmato da
tutti i Presidenti delle Regioni in quel preciso momento inizia ad
essere effettivo e non necessita di nessun passaggio ulteriore.
Voglio poi citare l'art. 2 e l'art. 24 stipulati nella Convenzione
Internazionale dei Diritti del Fanciullo che argomentano
rispettivamente sul "diritto all'uguaglianza dei minori,
indipendentemente da cittadinanza e condizioni di soggiorno"
e sul "diritto del minore di godere del miglior stato di
salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di
riabilitazione".
Secondo
nodo su cui ragionare:
Il
sovrappiù di spesa per i migranti irregolari è presto spiegato: in
assenza di un'efficace ed efficiente rete di cure primarie in grado
di intercettare i bisogni e l'insorgere di patologie importanti, il
cittadino migrante arriva al ricovero spesso in pessime condizioni di
salute, tali da far elevare il costo della prestazione medica e della
degenza. Ma nonostante ciò le stime dei costi di ricovero mostrano
come il 94,57% sia da attribuire agli italiani, il 4,09% agli
stranieri e appena lo 0,34% ai non residenti, in gran parte cittadini
migranti extra C.E. non regolari.
Quindi
il ritratto dei costi di cura ospedaliera per gli immigrati
irregolari sfascia e smonta quei castelli di sabbia che ci vorrebbero
far credere che, in tempi di crisi e di spending review sanitaria,
escludere e quindi non ammettere i cittadini non autoctoni al SSN sia
la giusta ricetta.
Concludo
dicendo che nessuna delle piu grandi teoriche dell'assistenza
infermieristica da Virginia Henderson a Dorothea Orem a Marisa
Cantarelli, che ho studiato all'interno del mio percorso formativo
universitario, hanno mai descritto il diritto alla salute come un
diritto esclusivo per il cittadino, ovvero per chi ha quel foglio di
carta (permesso di soggiorno) che ne sancisce la sua “esistenza”,
ma sempre come diritto UNIVERSALE appunto diritto della
persona in quanto tale, avente o meno il timbro delle questura.
Molte
volte il valore delle parole è contenuto all'interno delle parole
stesse come ASSISTENZA che dal latino AD SISTERE significa
"Stare accanto, Stare vicino".
Bene,
io ho deciso da che parte stare, ho deciso di stare accanto, di stare
vicino alle persone che hanno bisogno di assistenza e di stare
accanto a tutte quelle persone che lottano per i diritti contro la
retorica razzista e xenofoba che accompagna le politiche di
austerità. Politiche di austerità che nascondono attarevrso i tagli
all'assistenza dei migranti irregolari o dei comunitari in transito
nel nostro paese, il reale progetto di smantellamento del SSN e del
SSR.
Il
diritto alla salute è un diritto inviolabile e universale per questo
sarò insieme ad altri studenti di Scienze Infermieristiche al
presidio lanciato dall'associazione Rumori sinistri per Sabato 8
giugno alle ore 11.30 davanti all'Ex Mutua/CUP Via Circonvallazione
Occidentale, 57
Pasquale Di Napoli, attivista Lab. PazProject e iscritto alla Facoltà di Scienze Infermieristiche
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